Primi Salitori: E. Costantini – R. Apollonio 1944
Famosissima scalata dell’area Cortinese e delle Dolomiti intere. Supera con bella linea il Pilastro di Rozes, seguendo prima una fessura obliqua nella metà grigia e poi una parete gialla con soffitti nella metà superiore. Nonostante sia una via molto frequentata, come testimonia anche il grado di levigatezza della roccia, in una domenica di metà agosto non abbiamo trovato altre cordate.
La buona chiodatura da via classica dà sicurezza nella progressione, specie nei tratti superiori al V grado. I 3 tratti di artificiale (i due tetti e la schiena di mulo) sono superabili in A1 utilizzando cordini come staffe. Il primo tetto è anche fattibile in libera (VII+), il secondo tetto è un po’ compromesso dalla roccia limacciosa e consumata (VII), la schiena di mulo invece ci è stata indecifrabile (dicono VI+).
gruppo TofanedifficoltàVI, A1sviluppo600 mt tempo10happoggiorifugio Giussanidata17/08/14
Dal rifugio Dibona come per tutte le vie fin sotto la parete. Ci si porta sulla cengia a destra dell’evidente pilastrino e si attacca un diedro. Meno di 1h
Le relazioni sono molte e sufficienti. Di seguito alcuni appunti
L1 – Diedro da integrare. V e IV
L2 – Traversata a dx chiodata. V+ e IV
L3 – Fessura, evitare a dx un tetto e superarne uno con passaggio ad incastro. V e VI-
L4 – Bella fessura obliqua. V+ e IV+
L5 – Tratto più semplice sempre in fessura. IV e IV+
L6 – Fessura gialla con passaggio in strapiombo, poi facile. VI- e III+
L7 – Breve fessura sul IV, a dx del “gran buco che scende verticale” si sale una paretina nera fin sotto i gialli. IV
L8 – Leggermente a sx per una fessurina fin sotto il tetto. Tiro breve. 1spit in sosta. V
L9 – Il tetto si supera in A1 (o A0 più faticoso) o in dulfer tenendo i piedi a sx (lisciato). 1spit sul passaggio. Oltre il tetto altro passaggio da fare. Tiro breve. A1 (VII+) e V+
L10 – Bella parete verticale giallo-arancio. Tiro breve. VI-
L11 – Altra parete come la prec, ma più difficile. Sosta appesi (anche 1spit). VI
L12 – Secondo tetto, sporco. Non c’è un chiodo per l’A0 completo in uscita. Bisogna sollevarsi su buone prese. A1 e IV
L13 – Schiena di mulo (“una schiena che strapiomba di 7-8m”). Camino facile (spit alla fine), poi uscita nel vuoto con molti cordini sparsi dove appendersi e fare staffa. Tiro brutto, faticoso e difficilmente salibile in libera, anche per la roccia sporca. Un ultimo tratto in camino va superato in libera un po’ad incastro. A1 e VI
L14 – Per spigolo facile o nel camino, ci si porta a dx ad un terrazzino erboso. IV
L15 – Camino giallo con un po’di terriccio nel fondo e da fare a volte di schiena. V+ e V
L16 – Traverso a dx fino allo spigolo, poi dritti per roccia friabile ad una conchetta. V e IV+
L17 – Passeggiare a dx, poi dritti per paretina. Sosta all’inizio di un traverso su 2ch o clessidre. III
L18 – Traverso a sx molto lungo su roccia grigia a buchi. IV+
L19 – Traversare ancora fino allo spigolo dove esce anche la Costantini-Ghedina. III
L20 – Vincere un ultimo saltino e poi a sx fino al canale di uscita. III+
Salire il canale e poi superare un passaggio di III a dx di uno sperone (ometti). Ancora per canale fino in cima al Pilastro
Tempo – 10 ore
Per la solita cengia che scende veloce al Cantore e poi al Dibona. Dopo una frana verrebbe consigliato lo scavalcamento di Punta Marietta, ma non ho riscontrato grosse differenze con quelle che erano le condizioni della cengia prima della frana
Dadi e friends indispensabili. Eventualmente una staffa