Via Aste-Ajazzi-Solina allo spigolo nord-ovest, dedicata a Fausto Susatti, 1960
Grande salita in ambiente maestoso, una via poco frequentata proprio di fronte all’imponente parete nord del Gigante, impegnativa per la lunghezza complessiva ma assolutamente meritevole per il viaggio che si compie nel cuore del gruppo.
Programmando la salita con poco anticipo abbiamo tentato la via in giornata, sperando di arrivare a dormire in vetta se non al rifugio Scarpa. Ben presto ci siamo resi conto di quanto fossero sbagliate le previsioni, già dall’avvicinamento, ma in effetti non avevo fatto un serio calcolo dei tempi. Poco male, visto che abbiamo dormito in un luogo da sogno: una grotta a misura d’uomo, con area praticello illuminato al tramonto e ottima vista sull’Agner, garantita anche da una Luna che pareva un faro.
gruppo Agnèrdifficoltàfino al VIdislivello1700 mt c.a.quota max2.545tempo13 ore (salita)appoggiobiv. Cozzolino, rif. Scarpadata7-8/07/12
La via si divide in due parti. I primi 8 tiri sono i più impegnativi, su roccia non ottima nella cresta iniziale e in alcuni tratti seguenti, ma con alcune lunghezze che presentano un calcare compatto ed appigliato allo stesso tempo. La seconda parte ha dei tratti di arrampicata facile, come sullo “spallone” ma che riempiono il cuore se percorse al sole, respirando aria buona e lasciando perdere il solito edonismo dell’arrampicatore che cerca il difficile. Non mancano comunque dei “quarti” bellissimi ed alcuni passaggi che ricordano di non abbassare troppo la guardia. Questa seconda parte è quasi tutta su ottima roccia.
L’avvicinamento è lungo, complesso e difficile. Alcuni tratti è meglio farli legati. Ovviamente dormendo al bivacco Cozzolino sarete già lì al mattino presto e la salita potrà essere pensata per essere compiuta in giornata. Contate che avendo il materiale da bivacco siamo saliti più lenti.
La discesa è ugualmente lunga e complessa, pure con un tiro da fare legati. Poi si rientra a Frassené o a Voltago e là ci si deve arrangiare. Nei giorni feriali (non so il sabato) c’è qualche autobus che vi può portare fino a Taibon, ma l’ultimo è alle 15.50.
Sul libro di Mosca non coincidono foto-relazione-schizzo ma credo ci siano alcune varianti. Comunque lo schizzo firmato Santomaso è buono e sufficiente.
L1 – Dalla forcella si sale la cresta con zolle erbose e roccette, poi espostamente sul filo affilato per due “gobbe”. Oltre uno spuntone si supera una parete friabile e si sosta comodamente presso un incisione. 2ch di sosta con cordini di calata. 60m, II, III e IV
L2 – Per rocce facili a dx, poi per un bello spigolo ed una rampa si raggiunge una forcella dove lo spigolo assume un carattere più verticale. Sosta su clessidra per terra e mugo. 60m, III e IV – Questo è il punto dove il libro di Mosca fa iniziare la via, probabilmente raggiungendolo dall’altro versante come indicato nella precedente descrizione dell’avvicinamento
L3 – Si aggira un gendarme, si riprende a salire per parete appigliata, poi per un corto diedrino si monta su un gradino con spuntone e clessidra. Conviene proseguire. Si traversa a sx per parete liscia un camino (p.V), poi per rocce discrete si va a sostare comodamente su una grande lama a dx. 55m, III+, IV, p.V
L4 – Con breve giro si torna sopra la sosta e si supera un passaggio friabile, poi poco a sx si entra in un camino aperto. Risalirlo fino al termine, uscendo a sx sostiamo su spuntone (+1ch). 60m, III-IV, 1p.IV+
L5 – Seguire un diedro obliquo. Poi una grande lama scende formando 2 fessure vicine e verticali. Salirle con arrampicata bellissima fino ad un gradino dove si proseguirebbe in camino. Dopo alcuni passaggi in spaccata scegliamo di uscire obliquando a sx. Usciti su cengia si sosta a sx su clessidra e spuntoncino. 50m, IV e V+
L6 – Facilmente ci si porta a dx ad un diedro (1ch). Salirlo con bella arrampicata sfruttando incastri e i buchi laterali. La fessura del diedro si allarga a camino, al cui termine si esce su terrazzo. Sostiamo a dx sotto al camino nerastro del prossimo tiro, su spuntone (+2ch). 40m, IV+
L7 – Tiro chiave. Superare un primo strapiombo iniziando in opposizione e traversando poi a dx (poco proteggibile ma a pochi metri da terra). Ci si porta in cima ad uno spuntone-pilastrino, poi si affronta un secondo difficile strapiombo in spaccata (1ch non ottimo + 1 sasso incastrato). Scelgo di uscire incastrandomi nella fessura, faticosamente. Poi si prosegue agevolmente per buon camino (1ch inutile a dx) fino ad una comoda spalla. Sosta su ottimo spuntone. 50m, VI, III+
L8 – Portarsi a sx seguendo una cornice giallastra, poi salire una bella fessurina verticale. Uscendo poco a sx si giunge sullo “spallone”, dove la parete si appoggia e si articola. 45m, III, V e IV+
L9 – Si sale liberamente per ottime roccette miste a zolle. Scegliamo il divertimento, sostiamo su grande clessidra presso un praticello. 45m, II-III
L10 – Come prima. Stando a sx, la cresta appoggiata termina e ricomincia la parete con un pilastro. Dall’altra parte, il baratro. Sosta su spuntone. 45m, II
L11 – Saliamo il bel diedro esposto che forma a sx il pilastro. Sostiamo al termine su spuntone. 40m, IV
L12 – Forse sbagliando saliamo un passaggio non solidissimo subito a dx e per canalino raggiungiamo una cengia con ottima nicchia per bivacco, dove ci siamo fermati per la notte nonostante l’ora non tarda. 20m, p.IV
L13 – Superiamo un diedrino giallo corto e liscio, con passaggio ostico all’uscita. Alcuni metri a dx sostiamo su clessidra+spuntone. 20m, IV+
L14 – A dx seguiamo un bel diedro obliquo con alcune zolle, su roccia appigliata. Usciamo su ghiaie, sostiamo in alto su masso incastrato-spuntone. 60m, IV e I – In alto si intuisce la grande rampa obliqua che dà la linea di uscita
L15 – Per cenge evitiamo i camini che ci stanno davanti e aggiriamo a dx uno spigolo. Proseguiamo per cengia comoda e sostiamo su spuntone. 65m, I-II – Se abbiamo sbagliato al tiro 12 si dovrebbe arrivare direttamente qui. Così però si evita il nostro posto da bivacco
L16 – Obliquare a sx per bella placca appigliata e risalire un facile canale ancora obliquo a sx. Alla fine, presso un masso, iniziamo a salire per la rampa a dx e sostiamo comodamente su buon spuntone poco sopra. 60m, III+, II, III
L17 – Si prosegue per la bellissima rampa su ottima roccia. Oltre un passaggino più difficile si entra in un canale con ghiaia. Sostiamo su sasso incastrato (+1friend+1ch). 55m, III, III+, 1p.IV
L18 – Oltre una placchetta si risale un banale canale. Quando il canale si raddrizza a camino, si sosta su 1ch a sx. 30m, p.III, I
L19 – Si sale per il camino, non lungo, ma con passaggio difficile e mal proteggibile in uscita. Usciamo a dx (cless) su spigolo che risaliamo con divertimento per rientrare nel canale più in alto. Sosta su sasso incastrato (+1ch). 35m, III-IV, 1p.V – Forse si può raggiungere più agevolmente lo spigolo uscendo subito in placca a dx
L20 – Si arrampica per la bella roccia a dx del canale, poi per rocce discrete ed un diedrino si raggiunge il grande sasso incastrato sullo forcella che divide la cima dello Spiz Nord da un’anticima più a sud. Conviene uscire oltre il sasso, a dx, dove c’è un buon spuntone. Qui la via termina. 60m, III e III+
Per la cima – dall’uscita della via si va a sx (nord) oltre il sasso incastrato. Dopo un gradone si risalgono delle ghiaie verso sx, poi in pochi metri si arriva in vetta. Non abbiamo trovato un libro delle firme
Tempo – 12 ore effettive per la via (ma noi siamo lenti…)
Da Lagunaz, in Valle di San Lucano e quasi a Col di Prà, si stacca la traccia per il bivacco Cozzolino. Il sentiero è ripido e poco agevole, ma si sale spediti. Tralasciando la traccia per lo Spigolo Nord dell’Agner si svolta a sx e si raggiunge il punto d’appoggio (brandine senza materassi ma con alcune buone coperte, come firme dell’anno interessanti sono una ripetizione della Jori ed una ripetizione della Oggioni). Tempo – 1h30′
Dal bivacco si risale una traccia sull’erba sul bordo destro del canale franoso del Van de Mez. Sfiorando le rocce dell’Agner si scende nel ghiaione e si prosegue salendo sul versante opposto mirando al camino rossastro a sx del più lungo e pauroso canale tra Spiz Sud ed Agner, ma a dx di una parete con zolle. Si sale pochissimo nel canale e dei primi salti si evitano scegliendo un canale con zolle nascosto appena più a destra. Si rientra nel canale principale, si sale per roccette fin quasi sotto ad un grande tetto giallo (non arrivarci sotto, roccia marcia e viscida!). Qui è bene legarsi perché si deve risalire la placca, di circa 20m di III, sulla dx. Si esce su terreno più agevole (visibile una calata a sx, allo sbocco del canale) e si prosegue aggirando a dx dei camini, stando verso l’Agner. Quando ci si trova davanti ad una zona più ripida si salgono dei gradoni a sx, poi è bene legarsi ed obliquare a sx fino ad un camino. Alla fine del camino (1ch) si esce a sx su cengia erbosa (1ch con cordini), 30m circa di II e III. NB – da qui è probabilmente possibile iniziare la via, salendo dei gradoni in direzione dello spigolo (II-III?) evitando così le prime 2 lunghezze e soprattutto accorciando l’avvicinamento. Anche visto da sopra, sembra possibile.
Traversiamo per la cengia con traccia, arriviamo ad un piccolo alberello. Da qui 2 possibilità:
1 – si continua per la cengia, si scendono alcuni metri fino ad una breve calata, effettuata la quale bisogna risalire l’opposto versante su roccia all’apparenza friabile.
2 – si sale per zolle e poi per uno spigolo con lame in bilico (o per il camino marcio a dx) uscendo su un terrazzo dove c’è una calata. Con 2 corde si scende evitando il tratto in salita della possibilità 1.
Si prosegue comunque per la cengia, si supera un passaggio di III di fianco ad una fessura e per canalino si arriva alla bella forcella che divide Spiz Nord da Spiz Verde. Qui lo spigolo inizia con una verde cresta.
Tempo – 2h30′ dal bivacco, 4h in totale
Per prima cosa si ritorna al masso incastrato dell’ultimo tiro, poi si prosegue per una cengia discendente fin dove si dovrebbe scendere un saltino di roccia. Bisogna salire alla cresta, da qui vediamo un ometto in alto e quindi saliamo per un’invitante fessurina che si rivela di IV (1passo all’inizio) e poi di III. Nella guida di Visentini si parla di paretina friabile di II+ e camino di III, ma non l’abbiamo trovata.
Si segue la cresta, affilata ed espostissima. Delicatamente si raggiunge una calata da spuntone che porta ad una forcelletta nei dintorni di quella Forcella Parissenti che divide i due Spiz. Seguendo una traccia si scende una canale, poi si deve scendere un salto di roccia, noi troviamo un passaggio sul III ma dev’essere sbagliato. Sotto si scende agevolmente per una larga banca ghiaiosa con traccia. Più giù si assottiglia ma si segue la logica. Ormai in vista della Forcella Livinetta (piccola e non troppo in basso, visibili gli ometti) è meglio tenersi per i pendii di dx per non perdere troppa quota. Si raggiunge le Forcella con passaggi di I.
Dalla Livinetta si scende arrampicando su roccia marcia una decina di metri (II). Poi si sfrutta una calata di 30m (a sx faccia a valle). Poi si sta sulla dx e si scende un canale (I e II). Ancora a dx una seconda calata da 30m deposita a pochi metri dai prati alla base della parete. Fin qui circa 3h dalla cima.
Traversiamo a sx verso i Pizzetti raggiungendo il sentiero Miniuzzi. Lo evitiamo e scendiamo diretti per ripidi prati fino al laghetto sopra la Malga d’Agner e poi alla stessa per sentiero. 30′.
Per strada con tratti di cemento scendiamo verso i Prati di Manzana tra Voltago e Frassené, ma ad un bivio scegliamo il sentiero poco battuto che indica Frassené. Si scende velocissimi (attenzione che c’è solo una traccia) ed al Pian della Salina scegliamo ancora “Frassené” tra le indicazioni. Sbuchiamo poco sotto il centro del paese. 1h30′ in totale dai prati sotto la parete.
Poi siamo fortunati, dopo l’abbuffata al bar del paese (inciso, di alpinisti che fanno lo Spigolo dell’Agnèr ne vedono parecchi) troviamo un passaggio fino ad Agordo. Poi a piedi fino a Taibon in 20-30′ (strada pericolosa anche per i lavori in corso!). Poi ancora fortuna con una guida alpina francese che ci fa il favore di portarci appositamente fino alla macchina!
Ottimi dadi e friend, chiodi vari ma non tanti per le soste, kevlar sciolti per clessidre ostiche