Via scorrevole, su buona roccia e dal tracciato logico. Se non ci fosse un avvicinamento così faticoso e lungo sarebbe una classica consumata.
Rispetto alle altre 2 vie che abbiamo ripetuto a San Lucano (spigolo Bien-Lagunaz e Piano Inclinato) questa è stata decisamente meno impegnativa, le difficoltà sono basse e non è difficile trovare il percorso, anzi le possibilità di salire sono molte. Non aspettatevi un’arrampicata spettacolare: la parete ha diversi gradoni e non ci sono molti tiri caratteristici, in compenso l’ambiente è veramente meraviglioso, specialmente nel tratto sotto al pinnacolo staccato.
Ed è proprio questa guglia che va presa a riferimento: si arrampicherà nella parte più concava ed adagiata della parete, per arrivare alla forcella dietro al pilastro dal lato destro. La roccia è in generale molto buona, ci sono però alcuni tratti in cui bisogna prestare attenzione. La chiodatura si limita ad 1 chiodo nel tratto chiave, in più abbiamo trovato un vecchio cordino in clessidra.
In conclusione, visto che dal punto di vista dell’arrampicata è alla portata della maggioranza degli arrampicatori in circolazione, ne consiglio vivamente la ripetizione a patto che non vi spaventi fare un po’ più di fatica del solito.
gruppo Pale di San LucanodifficoltàIII-IV, tratti di Vtempo10 oreappoggiobivacco Bedin data07/05/11
Le prime 2 ore sono su sentiero segnato. Si parcheggia poco dopo Taibon: presso una curva c’è un capitello con panchina e a dx una cava di ghiaia con una stradina asfaltata, a sx largo parcheggio. Si passa la sbarra di sx della cava e si sale per larga sterrata (segni cai) fino a che un sentierino con bolli si stacca a sx nel bosco, quindi lo si segue. Da qui non ci si sbaglia: si salirà prima nel bosco, poi si risalirà un valloncello, quindi inizierà una traversata verso la Seconda Pala con alcuni saliscendi e cenge esposte. Con una discesa poco pendente si raggiunge il Boral della Besausega (è un grande canalone!) e si tralascia il sentiero che prende a salire a dx.
Dopo 50m (molto approssimativi) da quando si tocca il fondo del Boral, è evidente sulla sx una paretina con canalini, che va risalita fino ad un albero. Qui si supera un tratto di 10m aggrappandosi ai mughi (il primo è un po’secco). Si traversa quindi a dx per zolle e mughi per prendere una serie di canalini slavati che obliquano fino ad un gruppo di alberi solitari. Si risale per erba ripida fino ad un salto con grotte, quindi si traversa a dx ed in salita ci si porta sotto e a dx di uno strapiombo. Si supera un passo strapiombante (2m diciamo di IV, ma è solo 1 movimento) quindi ci si porta sotto un nuovo salto di rocce verticali. Con una cengia ascendente a sx si arriva in vista delle pareti del Campanile della Besausega e della Seconda Pala. Traversando in mezzo ai mughi cercando la traccia migliore si oltrepassa lo sperone con mughi (meglio sotto, noi però a metà altezza) oltre il quale si è sotto al tratto di parete dove sale la nostra via.
A dx di una grande nicchia rossa (quasi coperta dalla neve al nostro passaggio) si sale per una trentina di metri di II fino ad una nicchia più piccola che segna gli attacchi delle vie Gogna, diedro Levis e Flora (dentro la nicchia: masso incastrato e uno stuino). 1h30′ dal Boral
Tempo totale – 3h e 30′
L1 – Saliamo per caminetti obliqui a sx, quindi un po’dritti per parete per riportarci a dx fino ad 1mugo. Sosta su mugo e spuntone, oppure proseguire altri 5m. 55m, III e III+
L2 – Su per un logico camino-rampa verso sx (dopo 5m grossa clessidra da sosta). Fuori dal canale ci portiamo poco a dx fino a delle ghiaie, quindi decisamente verso sx sostiamo su spuntone. 60m, III e III+
L3 – Per paretine a sx della sosta tendendo un po’ a dx. Brevemente per canalino verso sx, sosta su spuntone. 50m, III e III+
Forse è meglio andare verso dei mughi a dx con 5-10m in più, per essere più comodi per il tiro dopo.
L4 – Sfruttiamo una specie di diedrino (roccia rotta) e poi traversiamo a dx fino ad un ottimo spuntone alla base di un diedro con cordino. 30m, III+ Solo una quindicina di metri se si sosta sui mughi di dx
L5 – Superare il diedrino (cordino in clessidra) quindi salire per la breve fessura che lo continua fino ad uscirne a dx. Proseguire per roccia più facile. Su di una cengetta traversiamo qualche metro a dx alla base di alcune fessure. Sosta su spuntoncini, cless e friend. 55m, IV+ e III
L6 – Per breve camino con sasso incastrato a dx, traversiamo solo alcuni metri a dx per superare un primo strapiombetto ed un successivo passaggio su fessurina. Usciti su diedrini slavati facili passiamo prima a dx e poi traversiamo verso sx fino a sostare su spuntone. 50m, IV, 2p.V e III
L7 – Ci si alza per poco, poi si obliqua a sx verso il grande diedro formato dal caratteristico pilastro (in questo tratto roccia friabile). Riobliquando a dx si raggiunge roccia solida. Sosta su spuntone. 50m, III e I-II
L8 – Saliamo poco ed aggiriamo un saltino a dx. Troviamo una lingua di neve e dall’altra parte saliamo una decina di metri per parete. Sostiamo su sasso incastrato. 40m, I e III+
L9 – Obliquiamo meno di 10m a sx fino a raggiungere gli ultimi metri del diedro del pilastro. Superiamo uno strapiombo quindi più facilmente per un canalino montiamo sulla forcella formata dal pinnacolo con coi si conclude il pilastro. Traversiamo e saliamo a sx per sostare ad un altra forcelletta, su sasso incastrato. 50m, IV, 1p.V e III
L10 – Per terreno facile 10m un poco verso dx. Si attacca quindi un diedro giallo di circa 15m, tratto chiave della via (1ch). Al suo termine se ne esce a dx e poi per terreno più facile si raggiungono i mughi della larga cengia sotto al salto terminale. 60m, V (ma anche I-II prima e dopo)
L11 – Trasferimento in conserva. Sulla cengia si traversa verso sx fin quasi ad uno spigolo, presso dei mughi. Circa 100m facili con roccia detritica
L12 – Circa 5m a dx dei mughi si sale un diedrino e poi si prosegue in obliquo a dx sfruttando fessurine che formano una vaga rampa. Sosta su di un ottimo terrazzino, su 1 strozzatura da integrare con dadi e friend. 50m, IV
L13 – Si prosegue per la rampa sempre in obliquo a dx, superando anche un breve traverso, un tratto erboso e un camino con sasso incastrato. Su di una zona ghiaiosa risaliamo fino alla base di un caminetto con sasso incastrato. 70m (da spezzare), IV
L14 – Superiamo il breve camino (cascatella), poi evitiamo il tratto di blocchi gialli di sx ed usciamo invece a dx, su roccia discreta con lamette in bilico su risalti. Oltre una corona di mughi siamo in vetta. 45m, IV e III
Tempo – 6h e 30′
Causa neve ripetiamo la stessa discesa che abbiamo seguito per la Bien-Lagunaz.
Seguiamo tutta la cresta sommitale con saliscendi fino al Passo del Ciodo (che divide la Seconda Pala dal Monte San Lucano). Risaliamo fino alla strettoia con i famosi chiodi (con Passo del Ciodo potreste intendere anche questo!). Seguiamo il versante sud (pulito) del Monte San Lucano e poi quello est (neve). Per scendere alla forc.Besausega facciamo una doppia da spuntone a causa della neve che ricopriva il solito I grado.
Senza seguire il sentiero segnato scivoliamo sulla neve in un canale fino a ricongiungerci con il sentiero (dove di solito ci sono gli alberi piegati dalle slavine). Continuiamo dritti ma troviamo roccia marcia con grossi buchi sotto ma poi riusciamo, traversando a sx, a raggiungere la Malga d’Ambrusogn. Da qui per il sentiero segnato e comodo caliamo a Pradimezzo. Tempo totale – 3h e 30′
Anche se non abbiamo usato chiodi, dato che le protezioni naturali sono spesso sufficienti, è sempre bene averli per le soste. Qualche friend e qualche dado basta