Via molto nota, aperta da un fuoriclasse dell’epoca, Pierluigi Bini, insieme a Massimo Marcheggiani e Vito Plumari, nel luglio del 1977, e dedicata proprio a Vito, soprannominato “Il Vecchiaccio”, uno dei compagni di cordata più cari a Bini, con il quale scalò per diversi anni.
Tecnicamente si tratta di una salita di media difficoltà, una delle più abbordabili della Seconda Spalla, perciò anche molto ripetuta. La roccia rimane comunque ripulita senza essere unta. Nella parte bassa è caratterizzata da un divertente diedro e da alcune rigole. L’uscita avviene spesso per la via “Aquilotti ’72”, come nel nostro caso, evitando la placca altrimenti piuttosto impegnativa e poco protetta, definita come ”uscita originale”.
Alcune fonti in realtà sostengono che durante il primo tentativo, Bini e compagni siano usciti proprio per la via “Aquilotti ’72”, e che il tratto finale sia stato aperto in seguito da Bini da solo durante la prima ripetizione. A tal proposito si dice anche, che questo tratto rimase a lungo improteggibile per diversi metri, rendendo il tiro in questione uno dei più difficili del Gran Sasso all’epoca (VI grado). Ad oggi uno spit limita l’impegno di questo tiro. Sulla via “Aquilotti ’72” invece, la stessa placca, affrontata più a destra, presenta una serie di chiodi a pressione vicini che rendono il suo superamento psicologicamente non preoccupante, anzi divertente.
Poco materiale in via, occorrono friends di varie misure. Soste miste, alcune a spit ed alcune a chiodi.
Vista la relativa brevità della via, arrivati in cima, abbiamo salito una via sulla parete sud della Prima Spalla, effettuando così un concatenamento.
gruppo Gran SassodifficoltàV, p. di VIsviluppo200 mtquota max2.385tempo2 orepartenzaPrati di Tivodata20/08/16
Da Prati di Tivo per salire a “La Madonnina” è possibile prendere la funivia (prima corsa ore 8.30) oppure percorrere il sentiero dell’Arapietra, tramite il quale si raggiunge la stazione a monte della funivia in circa 30 minuti. Per prendere questo sentiero è necessario svoltare a sinistra dal piazzale di Prati di Tivo e seguire la strada prima asfaltata e poi sterrata che sale alla così detta “Selletta”. Si parcheggia al suo termine, dove inizia il sentiero, ben visibile.
Salire per la larga strada sterrata ed al primo tornante deviare a dx tralasciando il sentiero per il rifugio Franchetti. Questo è il sentiero Ventricini, non segnalato. Lungamente in piano tra i prati si passano in rassegna le pareti nord del Corno Piccolo, fino ad una forcelletta da dove iniziano gli infissi. Si scende in un canale, per poi risalirne un secondo che presenta passaggi attrezzati più impegnativi. Poco dopo la fine dei cavi, circa 10m prima di una forcelletta, si attacca. In alto è ben visibile la fessura di una grossa lama che risulta utile per orientarsi.
L1 – Salire per delle fessurette, quindi traversare a sx e seguirne delle altre, a volte con erba. Direttamente ci si porta alla base della citata lama. Sosta su catena. 50m, III e IV
L2 – Seguire solo per pochi metri la lama, poi obliquare a dx per placca raggiungendo un diedro grigio. Lo si risale tutto, fin sotto il tetto che lo chiude. Sosta su 1ch, da integrare con friend. 30m, IV
L3 – Traversare in placca a sx per 2m, poi seguire una lama od arrampicare alla sua sx (1ch). Senza salirla tutta, uscire a dx presso una spaccatura. Ci si trova davanti una placca con rigole. Salire prima dritti (1ch), poi assecondando una fessurina obliqua a dx (1ch) raggiungendo una sosta (cless con cordino di acciaio). 40m, V
L4 – Salire facilmente per la placca di dx. Superare uno strapiombetto con chiodo a pressione (V+) ed obliquare a dx grazie ad una fessura. 30m, IV con passo di V+
L5 – Tiro con chiodi a pressione. Salire dritti per placca (VI) fin quasi ad un tetto tondeggiante. Fine dei chiodi. Obliquare a sx raggiungendo il tetto fessurato. Continuare seguendo la fessura verso sx ed uscire in vetta sfruttando un breve camino poco più a sx. Sosta attrezzata. 50m, VI e V
Si potrebbe iniziare la discesa calandosi da una catena proprio in prossimità dell’uscita, verso N nel Canale Bonacossa. Noi proseguiremo verso la Prima Spalla. In conserva percorriamo tutta la cresta della Seconda Spalla (100m scarsi), quindi per roccette entriamo nel Canale Bonacossa e lo risaliamo tutto uscendo su di una forcella. Da qui è visibile la parete sud della Prima Spalla.
Per scendere dalla Seconda Spalla, si deve invece seguire proprio il Canale Bonacossa in discesa, con passaggi di II grado ed una breve calata presso un salto più ripido.
«… Pierluigi saliva e scendeva dappertutto: prime solitarie, prime ripetizioni a tempo record, concatenamenti (fino a dodici vie in giornata al Gran Sasso…), qualche prima invernale e soprattutto nuove vie aperte con criteri completamente differenti da quelli di tutti gli altri. Non aveva tabù…»
cit. Massimo Marcheggiani
Pierluigi Bini e Il Vecchiaccio
Consigliamo la lettura di un’interessante approfondimento sulla vita e l’alpinismo di Pierluigi Bini, sul blog di Alessandro Gogna (link sotto)