Una classicona, fra le più belle e ripetute del gruppo. La parete Est del Catinaccio, osservata dai prati di Gardeccia, si alza imponente e levigata, sorreggendo i due “catini” che danno il nome (in italiano) alla cima.
La linea fu individuata dal monachese Hans Steger e dalla compagna bolzanina Paola Wiesinger, all’epoca appena ventenni, ed aperta dagli stessi il 26 e 27 agosto del 1929 insieme a F. Masè Dari e Sigmund Lechner. Essa è particolarmente diretta ed elegante, e segue le evidenti fessure che scendono in linea con l’apice più alto della parete.
L’arrampicata, nella prima parte, si snoda attraverso diedri e fessure impegnative, ma mai estreme, con due tiri sostenuti e di sicura soddisfazione.
Successivamente la parete si fa più articolata, permettendo un proseguo più rilassato e veloce lungo camini e canali che solo per brevi tratti raggiungono il V superiore. Le difficoltà salgono nuovamente in prossimità dell’uscita in cresta, su due tiri molto belli.
L’ascensione è nel complesso fluida e di divertimento, grazie all’ottima ripulitura della roccia, che in alcuni casi è anche leggermente usurata, ed alla buona chiodatura, che solo saltuariamente richiede di essere integrata.
gruppo Catinacciodifficoltàmax V+sviluppo800 mt totaliquota max2.981tempo7 oreappoggiorif. Gardeccia, Vajolet, PreusscartografiaTabacco 06data03/09/16
Nonostante l’itinerario si svolga per lo più in camini, fessure e diedri, vi abbiamo trovato un’ampia varietà dei passaggi interessanti, cosicché ogni tiro ci è risultato piacevole.
Abbiamo seguito la relazione di Bernardi, trovandola molto precisa. Sono comunque possibili altre varianti (come ad esempio quella seguita dai Sassbaloss), soprattutto nel tratto centrale dove la parete è più adagiata.
In virtù della lunghezza della via, per avere un buon margine di tempo, abbiamo pernottato al Rifugio Vajolet – siamo riusciti così a partire prima di altre due cordate sopraggiunte dal Gardeccia con la prima corsa della navetta.
Dal Rifugio Gardeccia (raggiungibile da Pera di Fassa con servizio Navetta) si sale per la frequentata carrareccia in direzione del Rifugio Vajolet. Poco sotto al rifugio, prima degli ultimi tornanti, si scarta a sx seguendo il sentiero CAI per il Passo delle Coronelle. Si sale ammirando la parete Est, fino ad alzarsi per delle collinette erbose. Successivamente si prosegue in direzione della parete, per prati, raggiungendo le rocce facili a sx delle fessure che danno la direttrice della via.
Tempo – 1h dal Rifugio Gardeccia
In alternativa, dal Rifugio Vajolet ci si abbassa fino a raggiungere il bivio citato in precedenza e come nel caso precedente si guadagna la base della parete.
Tempo – 30 minuti
L1 – Per rocce semplici, poi via via più esposte, si obliqua a dx fino a sostare sotto le evidenti fessure che caratterizzano la prima parte della via. 2 spit con cordone di sosta. 50m, II
L2 – Seguire brevemente la fessura di dx, quindi obliquare a sx tramite una lama-fessura. Salire un breve diedro e sostare a sx su 2ch. 25m, IV e IV+
L3 – Salire lungamente l’evidente diedro giallo sopra la sosta, sbarrato inizialmente da un blocco sporgente. Il tiro presenta diversi chiodi, possibilità di integrare. Senza insistere ad oltranza nel diedro, da 1ch con cordino lungo, uscire sullo spigolo a sx e quindi alla sosta su 2ch. 35m, V
L4 – Raggiungere l’evidente fessura nera sopra la sosta. Per farlo si può salire dritti per roccia gialla, oppure fare un giro più ampio e più facile sulla sx. Ad ogni modo la fessura va salita direttamente (chiodi e cordini penzolanti). Sosta appena fuori, semi appesi su 2ch. 20m, VI-
L5 – Obliquare a dx raggiungendo un camino marcato. Salirlo per un tratto, poi uscire sul suo spigolo sx (eventuale sosta su chiodi) e salirne un tratto. Rientrati nel camino-canale, si aggira uno strapiombo sulla sx (cordino) ed appena sopra si sosta su spuntone. 40m, IV
L6 – Per diedro, o meglio per lo spigolo di sx, ci si innalza qualche metro. Ora si può insistere nel diedro grigio (V), oppure aggirare le difficoltà con un andirivieni a sx. Continuare comunque per le rocce articolate a sx del canale-camino successivo. Sosta su grosso spuntone. 50m, V e III-IV
L7 – Salire un breve diedro, quindi portarsi sulla rampa all’altro lato del canale (ch). Salire la rampa gialla sostando poi sotto l’evidente diedro che è la sua naturale continuazione. 30m, IV
L8 – Superare direttamente il diedro più marcato, proseguire per una rampa e poi portarsi sotto ad uno stretto camino. Sosta su grosso spuntone. 40m, IV
L9 – Rimontare alcuni sassi incastrati nel camino (V, ch). Salire per un tratto più agevolmente nel camino, poi uscirne a sx ad un evidente terrazzino. Proseguire nelle vicinanze dello spigolo su rocce appigliate, concludendo all’altezza di una evidente cengia che si diparte verso dx, rimanendo però a sx del camino. Sosta su spuntone+cless. 40m, V e IV
L10 – Proseguire per il camino successivo. Sostiamo dopo un sasso incastrato, alla base di un risalto più ripido e squadrato. 1ch da integrare. 30m, IV+
L11 – Insistere nel camino squadrato (IV+) ed uscire su terreno facile. Aggirando alcuni pinnacoli si va a riprendere il camino là dove si presenta un grosso masso incastrato. Si passa sotto al masso, quindi 10m più in alto si sosta su 2ch. 60m, IV+, III, IV
L12 – Per canale aperto e gradoni ci si porta sotto una fessura-diedro nera. 40m, III e IV
L13 – Salire il diedro, che in alto oppone maggiori difficoltà (V+, chiodi). Proseguire brevemente fino ad una parete gialla. Sosta su 2ch. 30m, IV e V+
L14 – Assecondare una logica rampa grigia sulla dx, vincere un saltino sulla dx (ch) e proseguire nuovamente per la rampa. Si può evitare una sosta (comoda!) su chiodi e cless, per sostare più in alto poco prima di raggiungere una fessura gialla. 3ch di sosta. 50m, III e IV
L15 – Ancora per la vaga rampa, oltrepassando la fessura, portandosi su di un pulpito in linea con un marcato camino giallo più alto. 2ch di sosta. 20m, IV
16 – Prendere una fessurina gialla obliqua a dx (2ch). Portarsi a sx oltrepassando una fessurina e raggiungendo una lama (cordino). Passare alla sua sx, continuare per esile fessurina (i ch ci sono sempre…) e nel finale raggiungere la nicchia alla base del camino. Sosta su 2ch appena dentro al camino. 40m, V
L16 – Prendere una fessurina gialla obliqua a dx (2ch). Portarsi a sx oltrepassando una fessurina e raggiungendo una lama (cordino). Passare alla sua sx, continuare per esile fessurina (i ch ci sono sempre…) e nel finale raggiungere la nicchia alla base del camino. Sosta su 2ch appena dentro al camino. 40m, V
L17 – Salire il camino, sfruttando nella parte finale le lame (un po’lucide) sul suo lato dx. Sosta su spuntone a scelta presso la forcelletta dove sbocca il camino. 30m, IV e V+
L18 – Proseguire paralleli alla cresta, per placche grigie compatte (III) e poi per rocce più facili, tra canali e risalti. Noi facciamo questo tiro in conserva e ci sleghiamo là dove non ha senso proseguire in cordata. 70m, III, II, I
La cima viene raggiunta con un centinaio di metri di I grado, piuttosto liberi
seguire la cresta verso nord (ometti), rimanendo al limite appena a dx del filo. Presso un primo salto è possibile eseguire una breve calata da anello cementato, altrimenti si arrampica in discesa ad una forcelletta (III). Si continua per la cresta e si raggiunge una forcella con ometti da dove scende il canale-camino della via normale in versante Rifugio Santner.
Da qui iniziano le doppie. La prima calata avviene da anello cementato. Nel canale sono presenti diverse calate sparse, qui indichiamo quella che secondo noi è la soluzione migliore.
CD1 – 30m fino ad 2ch con cordini all’interno di un camino
CD2 – 30m fino allo sbocco del camino in una zona più facile. Scesi 3m, si rinviene la calata successiva.
CD3 – 40-50m (2 corde) raggiungendo le ghiaie alla base della parete
Per evidente sentiero si raggiunge il Rifugio Santner, quindi il Rifugio Re Alberto sotto le Torri del Vajolet. Ancora per sentiero molto frequentato, con roccette lisciate e corrimano, si scende al Rifugio Vajolet e da questo si ritorna al Gardeccia.
Tempo – 1 ora sino alla sentiero segnato
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