Croda Cimoliana, via Gherbaz

Primi salitori: F. Gherbaz e L. Candot, 21 agosto 1965
Uno dei percorsi più belli della zona, sale in parete aperta a fianco della più logica via Pacifico.

gruppo Monfalconi - Spalti del TorodifficoltàV, V+ (VI- e A0 la variante)sviluppo400 mt tempo6h (salita) + 2h (discesa)appoggiobivacco Peruginidata08-09/06/07

Descrizione dei tiri

L1 – Si sale per la rampa, affrontando un passaggio più impegnativo in camino, obliquare per rocce più facili verso destra fino alla sosta sulla “prima cengia”. Spit e chiodi di sosta. 40m, IV, III

L2 – Qui la via originale affronta un camino di IV 20 metri a destra, noi saliamo per la variante. Dalla sosta ci si alza subito per rocce gialle delicate mirando ad una fessura poco più sopra. Questa è abbastanza faticosa e tecnica, comunque si trovano alcuni chiodi. Il tetto che chiude il diedro si supera a destra con passaggio di VI, che noi azzeriamo anche a causa del bagnato (3 chiodi e cordino). Per rocce facili si raggiunge una seconda cengia dove si sosta a sinistra sotto uno strapiombetto. Sosta su 3 chiodi. 40m, IV+, VI- e A0, IV

L3 – Superare lo strapiobetto e salire per placca grigia ben lavorata puntando ad un diedro giallastro la cui parete destra è una grossa lama-spuntone staccata. La sosta si trova qualche metro a destra della base del diedro, su 3 chiodi. 25m, IV

L4 – Salire il diedro giallo a sinistra, non banale. Arrivati alla sua cima, spostarsi qualche metro a destra fino alla sosta con spit. 20m, V- e IV+

L5 – Spostarsi per cornice a destra ed alzarsi poco più in alto su una cengetta. Da un chiodo con cordino innalzarsi per breve strapiombetto e proseguire per una fessura che obliqua verso sinistra (chiodo) su roccia compatta. Arrivati alla terza, larga cengia, camminare verso sinistra fino alla sosta su chiodi alla base della parete rossa. 50m, IV+ e IV

L6 – Salendo le buone rocce a destra si prende l’aperto diedrino fessurato sopra la sosta (chiodo). Questo inizia subito con passaggi atletico, si esce sull’articolata parete a destra e dopo esser ancora saliti dritti si arriva a delle caratteristiche lunghe lingue verticali staccate dalla parete (non molto stabili!). Da queste traversare a destra fino alla sosta su bel pulpito con chodi. 30m, V, IV+

L7 – Traversare a destra qualche metro oltre uno spuntone. Ora appare una bella e solida fessura che si sale con movimenti alla dulfer. Poco più sopra si comincia a traversare verso destra con roccia, stavolta, poco buona. In prossimità di un piccolo tetto che sporge in alto ci si alza per liste orizzontali fino alla destra di suddetto tetto. Qui si trova una nuova fessura con ottima roccia lavorata e ruvida. La si sale ancora alla dulfer, anche con un passaggio di aderenza, fino alla sosta su 4 chiodi e 1 spit. 40m V+, V, V+

L8 – Sopra la sosta c’è una fessura invitante con chiodo: è una variante! Invece bisogna traversare a sinistra subito all’altezza della sosta, tenendo le mani nella caratteristica fessura (non sempre profonda) orizzontale. Arrivati ad un primo chiodo proseguire nell’attraversata senza alzarsi (mio errore), piuttosto abbassarsi di poco. Ad un nuovo chiodo grigio cominciare a salire per un diedro fessurato. Questo presenta diversi passaggi di forza. Proseguire verticali fino alla cengia dove un chiodo invita a spostarsi a destra, fino alla sosta su 3 chiodi su fessura verticale. 40m, V

L9 – Alzarsi 2m sopra la sosta a destra e proseguire per l’elementare cengia che porta verso destra. Arrivati a dei grossi massi, di cui uno evidentemente in bilico, salire per strapiombetto. Qui la relazione originale è diversa. Proseguire seguendo la fessura di destra, a tratti gialli e a tratti grigi. Nella fessura si trovano chiodi ma bisogna fare attenzione ad un breve tratto con roccia molto instabile. Finita la fessura si arriva ad un bel terrazzino sullo spigolo sinistro del pilastro, sotto una fessura strapiombante con chiodi e cordino. Sosta su 2 chiodi. 50m, III, IV e V

L10 – Scalare la fessura-strapiombo, inizialmente a destra e poi per buoni appigli centralmente. Dopo il breve strapiombo si sale per rocce facili fino ad una cengia che si segue camminando verso sinistra, finché questa non muore con uno strapiombo. Sosta su spit e chiodo con cordone. 20m, breve V+

L11 – Vincere lo strapiombo grazie ad una maniglia verticale allo spit. Spostarsi un poco a sinistra (esposto) e poi rispostarsi a destra per piano inclinato per andare alla base di un profondo camino. Lo si risale con facile arrampicata in opposizione. Più in alto si esce su paretine di ottima roccia bianca ruvida fino alla cima con massi rotti. Sosta su spuntone gigante. 40m, breve V+, IV

Dall’uscita si sale facilmente fino alla cima vera e propria per l’evidente cresta di roccia rotta. Ometto e libro di vetta. Tempo – 6h

Avvicinamento

Parcheggio al Pian Meluzzo e salita al bivacco Perugini (vedi escursione alla Forcella Montanaia). Dal bivacco (dove abbiamo pernottato) si punta direttamente alla parete. L’attacco si trova un centinaio di metri a sinistra dei camini che scendono a destra del pilastro, quindi più spostato a N rispetto al centro della parete. Si riconosce bene da una targetta blu con scritto “31”


Discesa

Dalla cima una freccia indica “discesa”. Nella discesa si seguono i numerosi bolli rossi. Prima si scende per cengetta e poi si risale per breve canalino. Sul versante est ci si abbassa a sinistra e poi dentro ad un evidente canalone con detriti. A destra del canalone ad un certo punto si passa per un cunicolo formato da un corpo staccato (sempre bolli). Poco più sotto, in un antro umido e fangoso, si trovano gli evidenti cordini per una calata in doppia. Noi scendiamo in doppia ma forse non è necessario, infatti è terreno appoggiato e pieno di detriti. La calata di 55m giusti porta alla forcella Cecilia, tra Croda Cimoliana e Campanile Pordenone. Si entra nel angusto canalone a est del campanile, si superano diversi passaggi di I e II grado, alcune volte con detriti. Abbastanza in basso si scorge il passaggio su cengia soprastata da tetti (sulla parete est del campanile). Si risale fino ad una nuova forcella e da questa ci si cala ancora per canale che diventa cia via più stretto. Qui la roccia è spesso friabile e comunque piena di detriti. Si possono ancorare 3 corde doppie. Noi ne facciamo solo l’ultima che ci deposita proprio alla base del canalone e fuori dalle pareti. Di qui per ghiaione e prato fino al bivacco. Tempo – 2h


Materiale

Consigliate mezze corde. Usati spesso dadi piccoli e un friend medio